La vera e incredibile storia del bandito bergamasco Pierluigi Facchinetti, della più clamorosa evasione di sempre da un carcere di massima sicurezza e del mancato sequestro di Silvio Berlusconi da parte della sua banda
Emi Facchinetti è oggi un artista apprezzato in tutta Europa: ha realizzato il monumento per Felice Gimondi e la Targa per i volontari del Covid, restaurato opere antiche ed esposto in importanti musei italiani ed esteri. Scolpisce, dipinge e insegna arte. Ma non è sempre stato così. Appassionato inventore fin da piccolo, fu infatti l’autore della più clamorosa evasione di sempre da un carcere di massima sicurezza, sostituendosi al fratello maggiore Pierluigi durante l’ora di colloquio nella prigione di Fresnes, l’Alcatraz francese da cui nessuno era mai riuscito a fuggire. Se Emi di crimine non sapeva niente e decise di sacrificarsi con il suo ingegno per evitargli anni di prigione, Pierluigi Facchinetti era invece già un rapinatore di spessore internazionale, attivo soprattutto in Francia, Olanda e Svizzera. Presto, dopo quella fuga, le polizie di tutta Europa si sarebbero unite per dare la caccia a lui e alla sua banda: la Banda Facchinetti, nota anche come la Banda della Val Cavallina. In questo libro, con l’ausilio dei documenti della polizia di Losanna, Emi racconta i retroscena della morte di Pierluigi, un rapinatore con strane armi ed addestramento da 007 e che nel 1987 aveva accettato l’incarico di sequestrare e uccidere Silvio Berlusconi da una misteriosa organizzazione della Costa Azzurra. Un sequestro che non volle portare a termine e che per il fratello fu alla base della sua fine. Perchè questa storia sembra un inverosimile thriller, ma è tutta maledettamente vera.
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Emiliano Facchinetti, terzo di quattro fratelli, nasce a Trescore Balneario il 16 novembre 1964 da una famiglia di commercianti.
Vive un’infanzia tranquilla fino al succedersi degli eventi raccontati nel libro, che lo hanno profondamente segnato, condizionando le sue scelte e la sua intera vita.
Frequenta il liceo artistico di Lovere con maestri come Caloi, Soardi, Visinoni e Staccioli e dopo il diploma frequenta, in periodi diversi, il Politecnico di Milano e l’Accademia Carrara.
Artista poliedrico, oltre ad essere un apprezzato scultore ed intagliatore del legno, con all’attivo un’ottantina tra simposi, concorsi e mostre di scultura effettuati in Italia, Francia, Spagna, Germania e Canada, è anche restauratore ed apprezzato designer.
Ha infatti disegnato e realizzato arredi per famosi personaggi dello spettacolo, è stato inviato unico dalla Prefettura di Bergamo, in rappresentanza per l’Italia, creando un’opera che è tutt’ora esposta al museo di Ludwigsburg in Germania; ha realizzato gran parte dell’intaglio ligneo della cornice del polittico “La presentazione della Vergine” di Palma il Vecchio, esposta alla Gamec di Bergamo e poi nella chiesa di Serina.
Nel 2010 ha aperto ed è docente di una scuola di scultura.
È titolare del “Double Corone Code”, un codice alfanumerico applicabile all’orologeria.
Questi ultimi anni segnano un momento particolarmente proficuo per la sua attività di artista completo: realizza infatti le sue opere più importanti.
Tra queste, il monumento per Felice Gimondi, la Targa per i volontari del Covid, esposta a Palazzo del Monte a Bergamo e “Aurora”, una lampada scultura, riprodotta in serie e commercializzata in ben 4 misure.
Appassionato d’auto d’epoca, ne cura personalmente gran parte del restauro e collabora saltuariamente con un’importante scuola di restauro per veicoli d’epoca.
Hanno parlato di lui e del suo operato oltre ai piccoli quotidiani locali, testate come Oggi, Focus, Cronaca Vera, Libero, La Repubblica, Famiglia Cristiana, Il Bollettino Salesiano e molte tra le maggiori reti televisive.