Dal secondo capitolo ,“L’aiutante?”:
“Il pullman percorreva la trafficata litoranea. Modernissimo, era dotato di tutti i confort, compreso un condizionatore che, sparato al massimo, faceva gelare.
Angelica, previdente, aveva portato un pullover, anch’esso di stretta osservanza scoutistica, e lo aveva indossato. Don Patrizio, indifferente al clima, se ne rimaneva coperto solo dalla fedele tonaca.
Dentro era un vulcano in eruzione, ancor di più dopo la notizia che tra qualche giorno avrebbe dovuto lasciare la parrocchia di Calidari.
Ad Angelica non ne aveva parlato, ma non per reticenza: gli premeva incominciare a discutere il caso con lei.
Conoscendo la sua parrocchiana, era certo che, nei due giorni trascorsi da quando l’aveva chiamata per esporle il progetto, si fosse documentata sull’affare Vizzardelli più e meglio di lui. Il secondo anteguerra lo conosceva bene per i freschi studi. Eppoi, come gli aveva detto, la vicenda del “mostro di Sarzana” l’aveva incuriosita.
– Lei ci sottovaluta – disse a un certo punto la ragazza.
– Eh?
– Noi adolescenti, dico – Angelica guardava Don Patrizio con un sorriso vagamente beffardo. Per la prima volta l’altro si accorse che la sua assistente aveva pressappoco la stessa età di William Vizzardelli ai tempi dei delitti. Non ci aveva pensato, anche perché era davvero difficile accostare Angelica a un pluriassassino.
– Non si preoccupi – proseguì la ragazza, divertita dalla perplessità dell”interlocutore – È un errore comune. Tutti pensano: adolescente uguale inesperto. Come si chiama in psicologia? Ah: effetto alone. Da una certa qualità personale, se ne deducono arbitrariamente altre. Se uno è brutto, sarà anche antipatico. Se uno è gracile, sarà anche debole di carattere. Se uno è teenager, non sarà all’altezza degli adulti.
Don Patrizio la osservò per un attimo. L’abbigliamento le conferiva un’aria serafica, ma il suo acume era in costante aumento. Ancora qualche anno e avrebbe faticato a tenere il suo passo.
– Vorresti negare che Willliam Vizzardelli fosse un adolescente eccezionale? –
– Penso che fosse un “individuo” eccezionale.
Considerare secondaria la giovane età di Vizzardelli… Un punto di vista suggestivo che, tuttavia, non convinceva don Patrizio.
– Credo che se William fosse stato adulto, non sarebbe riuscito a reggere il gioco per tre anni. Hanno faticato a scoprirlo perché nessuno poteva immaginare che l’omicida fosse un adolescente.
Angelica sorrideva ancora maliziosa.
– Non si arrabbi, don Patrizio, ma essere un “teen-ager” ha svantaggiato William… Se è riuscito farla franca così a lungo, nonostante questo handicap, lo si deve alla sua straordinaria abilità.
Don Patrizio rimase spiazzato.
– Lei è stato adolescente troppo tempo fa, e si è scordato quanto sia difficile… Negli anni Trenta, in un ristretto ambiente di provincia, doveva essere una cosa assurda… Prenda il delitto delle Missioni. Secondo lei è facile per un ragazzo di quindici anni far perdere le tracce ai parenti per un paio d’ore, il tempo minimo per andare a sparare a Bernardelli? Proprio per niente. I grandi ti stanno con fiato sul collo, vogliono sempre sapere dove sei e cosa fai, soprattutto le mamme.
– Beh, William era allievo del Collegio, magari quel pomeriggio aveva un buon motivo per andarci…
– Durante le vacanze natalizie? Si vede che non va a scuola da secoli! Durante le vacanze noi studenti giriamo al largo dalle scuole!
Don Patrizio annotò mentalmente: dettaglio da verificare. Cozzi e Neri l’avevano fatto, ai tempi? Si poteva scommettere di no. Cosa importava sapere che scusa aveva trovato William per andare alle Missioni il pomeriggio del 4 gennaio 1937? Il ragazzo aveva confessato, le verifiche tornavano, punto.
– L’omicidio della Ghiara di Falcinello, poi! Quello sembra il delitto impossibile per un diciassettenne. E sto dicendo per un diciassettenne di oggi, figuriamoci degli anni Trenta …
Giusta osservazione. La sparatoria della Ghiara era avvenuta nel cuore della notte. Angelica stava pensando a quant’era difficile per lei, che aveva appena superato i diciott’anni (e nel ‘38 si diventava maggiorenni a ventuno), uscire di sera senza mettere in allarme l’intero parentado. William poi, quella notte d’agosto, dopo aver crivellato di proiettili Delfini e Veneziani in un posto isolato, aveva dovuto farsi un bel pezzo di strada a piedi per tornare in città.
Quello era già tra i punti che Don Patrizio si prometteva di chiarire. Era un po’ strano che non avesse attirato l’attenzione di Cozzi e Neri, eppure dai resoconti risultava così..
– So cosa sta pensando – lo colse in flagrante Angelica. – Il pomeriggio del delitto Bernardini, il padre mostrò di tenere William sotto controllo, tanto da rivolgersi alla polizia per quella che sembrava la scappatella di un diciassettenne irrequieto. La notte della Ghiara, niente… – Una pausa, poi: – Certo allontanarsi nottetempo può esser più facile che di giorno: la gente tende a non accorgersene perché dorme…Più facile sempre a patto di avere un’abilità speciale, a sedici anni…Sarei curiosa di sapere che stratagemma s’è inventato William…
– Non prenderci sotto gamba, Angelica
– Come?
Centro perfetto… Non gli sembrava vero.
– Noi adulti dico. Credete di esser furbi, di avercela fatta sotto il naso e invece stiamo solo facendo finta di non capire.
– Lo so. – Angelica si era ripresa – Viene da pensare che il signor Vizzardelli si fosse accorto di qualcosa, forse dalla notte della Ghiara o magari anche prima, ma accettare l’idea di un figlio assassino era troppo per lui, così è rimasto in uno stato di … come dire?, “miopia vigile”.
Don Patrizio annuì.
-…vedeva ma non ci credeva, sapeva ma voleva sbagliarsi… Così quando William quel pomeriggio di fine dicembre sparisce, andare alla polizia è automatico… Io il padre di William lo vedo come una specie di burbero benefico, uno che sotto la scorza severa è molto tenero. Lei?
Don Patrizio aveva poco da dire. Le figure dei protagonisti di quella storia erano appena accennate, come cattivi personaggi da thriller. La trama li schiacciava sotto la sua eccezionalità. Al di là di una conoscenza superficiale non si riusciva ad andare. Cozzi, ad esempio: sembrava la caricatura dell’investigatore “umano” che s’affeziona al colpevole, una copia sbiadita e provinciale di Maigret…”
Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si é trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora a Milano. È da sempre un appassionato (come lettore, prima che come autore) della letteratura “di genere” in tutte le sue sfaccettature: giallo-noir, horror, fantascienza. Oltre a numerosi romanzi brevi e racconti usciti su pubblicazioni, riviste e collane varie, ha pubblicato 11 romanzi, tra cui, l’ultimi, Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, in collaborazione con Daniele Cambiaso, e Al tempo del Mostro, sul “Mostro di Firenze”. Con Algama ha pubblicato Gli enigmi di Don Patrizio, sul prete investigatore ispirato a Padre Brown. E gli apocrifi Sherlock Holmes, Auguste Dupin e il match del secolo (illustrato, ispirato al primo vero mondiale di scacchi), Sherlock Holmes, Padre Brown e il delitto dell’indemoniata, Padre Brown, Philo Vance e L’angelo della Morte , Sherlock Holmes, Padre Brown e l’ombra di Dracula