L’adulterio è un tema affascinante, ed è ciò che unisce i racconti di questo libro. Spaziano da Margherita di Navarra a Turgenev, dalla Romania alla Francia, dal marchese de Sade a Joseph Conrad. Gli aspetti biologici sono in ombra, quelli psicologici vengono in primo piano. Il racconto di Turgenev per esempio è un capolavoro, non c’è abitante di Ferrara o psicologo freudiano che possa esimersi dal leggerlo. Margherita di Navarra mette il suo nichelino di tolleranza, il Divino Marchese il suo dissacrante e boccaccesco humor, Rebreanu una sua visione disincantata ma non meno boccaccesca; Maupassant sfida le convenzioni del suo secolo.
Brera – Conrad – Maupassant – Margherita Di Navarra – Rebreanu – Sade – Turgenev
Grandissimi autori, e Brera li sceglie con criteri che restano arcani ma sono, nei risultati, piuttosto convincenti. Le lingue sono il russo, l’inglese, il francese, l’antico francese, il rumeno. Come al solito il traduttore è sempre Brera, che è anche il prefatore e ci prende per mano alla scoperta dei retroscena. Il divertimento? È assicurato. Quindi se vi fa un po’ di male (non per niente c’è di mezzo Sade), basta una constatazione amichevole.
Paolo Brera è nato nel secolo scorso, non nella seconda metà che sono buoni anche i ragazzini, ma nell’accidentata prima metà, quella con le guerre e Charlie Chaplin. Poi si è in qualche modo trascinato fino al terzo millennio. Lo sforzo non gli è stato fatale, ma quasi, e comunque potete sempre aspettare seduti sulla riva del fiume. Nella sua vita ha fatto molti mestieri, che a leggerne l’elenco ci si raccapezza poco perfino lui: assistente universitario di quattro discipline diverse (storia economica, diritto privato comparato, economia politica e marketing), vice export manager di un’importante società petrolifera, consulente aziendale, giornalista, editore, affittacamere e scrittore. Ha pubblicato una settantina di articoli scientifici o culturali, tradotti in sei lingue europee, due saggi (Denaro ed Emergenza Fame, quest’ultimo pubblicato insieme a Famiglia Cristiana), due romanzi e una trentina di racconti di fantascienza, sei romanzi e una decina di racconti gialli, più un fritto misto di altri racconti difficili da definire. Negli ultimi anni si è scoperto la voglia di tradurre grandi autori, per il piacere di fare da tramite fra loro e il pubblico italiano. Questo ha voluto dire mettere le mani in molte lingue (tutte indoeuropee, peraltro). Il conto finora è arrivato a quindici. Non è che le parli tutte, ma oggi c’è il Web che per chi lo sa usare è anche un colossale dizionario pratico. L’essenziale è rendere attuali questi scrittori e i loro racconti, sfuggire all’aura di erudizione letteraria che infesta l’accademia italiana, e produrre qualcosa che sia divertente da leggere. Brera ci ha provato.