Cinque racconti, cinque grandi anzi grandissimi autori: la premio Nobel spagnola Emilia Pardo Bazán, il cèco Jan Neruda, l’uruguagio Quiroga, i due giallisti anglofoni Edgar Wallace e Reeve. La parola “vampiro” compare invariabilmente nel titolo. Ma nell’intreccio, di autentici vampiri non c’è traccia.
E allora perché metterli nel titolo della raccolta, curata e tradotta come al solito da Paolo Brera? Perché non se ne può più di vampiri. Ce li servono in tutte le salse da almeno vent’anni. La cultura televisiva e piena di vampiri benevoli, vampiri con una coscienza, vampiri organizzati per una sempiterna lotta contro l’allegra brigata dei licantropi, vampiri dii tutte le fedi calcistiche.
Eppure nella realtà ci sono molti altri esseri che succhiano il sangue, dalle zanzare ai nostri politici. È rinfrescante allora che i vampiri si possano evocare in un racconto senza implicarne l’esistenza. Magari c’è del noir, come in Quiroga, Neruda e Reeves. O del comico, come in Pardo Bazán e Wallace. In tutti i casi, un po’ di intrattenimento è assicurato. Sinceratevene pure, siamo qui per questo. CON TESTI ORIGINALI A SEGUIRE.
DAL 19 DICEMBRE SU TUTTI GLI STORE A SOLI 4,99 EURO!
Paolo Brera è nato nel secolo scorso, non nella seconda metà che sono buoni anche i ragazzini, ma nell’accidentata prima metà, quella con le guerre e Charlie Chaplin. Poi si è in qualche modo trascinato fino al terzo millennio. Lo sforzo non gli è stato fatale, ma quasi, e comunque potete sempre aspettare seduti sulla riva del fiume. Nella sua vita ha fatto molti mestieri, che a leggerne l’elenco ci si raccapezza poco perfino lui: assistente universitario di quattro discipline diverse (storia economica, diritto privato comparato, eocnomia politica e marketing), vice export manager di un’importante società petrolifera, consulente aziendale, giornalista, editore, affittacamere e scrittore.
Ha pubblicato una settantina di articoli scientifici o culturali, tradotti in sei lingue europee, due saggi (Denaro ed Emergenza Fame, quest’ultimo pubblicato insieme a Famiglia Cristiana), due romanzi e una trentina di racconti di fantascienza, sei romanzi e una decina di racconti gialli, più un fritto misto di altri racconti difficili da definire. Negli ultimi anni si è scoperto la voglia di tradurre grandi autori, per il piacere di fare da tramite fra loro e il pubblico italiano. Questo ha voluto dire mettere le mani in molte lingue (tutte indoeuropee, peraltro). Il conto finora è arrivato a quindici. Non è che le parli tutte, ma oggi c’è il Web che per chi lo sa usare è anche un colossale dizionario pratico. L’essenziale è rendere attuali questi scrittori e i loro racconti, sfuggire all’aura di erudizione letteraria che infesta l’accademia italiana, e produrre qualcosa che sia divertente da leggere. Brera ci ha provato.