Passò alla storia come il Mostro di Sarzana. Si chiamava William Giorgio Vizzardelli e le sue famigerate gesta rivivono ora in un thriller ad alta tensione, l’ebook La logica del Burattinaio (Algama) scritto da Daniele Cambiaso e Rino Casazza. All’interno, infatti, gli autori ne hanno meticolosamente ricostruito le vicende criminali. Abbiamo incontrato lo stesso Casazza.
Chi era William Giorgio Vizzardelli?
«Un adolescente che tra i 15 e i 17 anni, in piena epoca fascista, nell’immediato ridosso della Seconda guerra mondiale, in una cittadina della provincia italiana, Sarzana, ha commesso cinque omicidi in tre anni. Se nel quinto delitto, quello più sensazionale ma più maldestro, non avesse commesso alcuni madornali errori, sarebbe con ogni probabilità rimasto impunito fino a oggi».
Ci sono casi simili al mondo?
«Senza timore di essere considerato “partigiano”, visto che sono sarzanese, e nonostante si tratti di un primato imbarazzante, credo che Vizzardelli sia unico nella storia del crimine mondiale. Pluriassassini precoci se ne conoscono altri, ma per l’epoca storica in cui è vissuto, e l’età estremamente giovane unita alla abilità esecutiva e alla capacità dissimulatoria, nessuno può stargli a pari».
Si seppe mai perché uccise?
«Benché Vizzardelli sia reo confesso, e abbia fornito i moventi, tutti incredibilmente futili e banali, dei suoi delitti, il perché della sua perversione criminale rimane un mistero. La rapida condanna all’ergastolo (minorenne, non poté essere mandato sulla forca) e l’immediato oblio, favorito anche dallo scoppio della guerra, sembrano ispirati dal bisogno di mettere una pietra sopra alla vicenda senza approfondire la personalità del “mostro giovinetto”. Vizzardelli non ha mai rilasciato dichiarazioni sino alla morte nel 1973, e ciò vale per i suoi familiari o conoscenti sino a oggi. Così si è sentito dire, indifferentemente e con eguale credibilità, che Vizzardelli sarebbe un serial killer, un natural born killer (assassino per tendenza) o un individuo affetto da una forma, all’epoca non riconosciuta, di doppia personalità».
Manuel Montero per Stop
La logica del Burattinaio, nella mente del serial killer – VAI AL LIBRO