Non ho intenzione di dirvi quale fosse l’anno però, forse, posso dirvi il posto.
Immaginate un locale semibuio, nella periferia parigina, con dei tavolini in legno sopra i quali bruciano candele stanche. C’è del fumo, sigarette e sigari, un palco sul quale si esibisce una giunonica donna di colore accompagnata da un mingherlino effeminato al piano. Una ragazza di bell’aspetto che porta da bere. Qualcuno che tossisce e una coppietta che discute animatamente in angolo. Lei forse è una puttana, o forse no.
Ad uno dei tavoli, seduti lì da più di un’ora, ci sono quattro uomini.
Il primo è piuttosto alto, sovrappeso, ha i baffi ed una camicia bianca sbottonata fino al petto. E’ un americano di nome Ernest.
Anche il secondo è un americano, ma di origine tedesca. Il terzo è un francese elegante, forbito. Parla lentamente soppesando ogni sillaba e, di tanto in tanto, si perde a fissare il vuoto perso in chissà quali riflessioni.
C’è un ultimo tizio, un inglese piuttosto imponente. Ha raccontato per venti minuti buoni di uno spettacolo di magia al quale ha assistito tre giorni prima. E’ appassionato di quella roba, ma non solo.
Insomma, era una serata qualunque, in un luogo qualunque e in un anno qualunque.
Ma, inevitabilmente, mi trovai seduto al tavolo accanto al loro con una ragazza senza pretese e, altrettanto inevitabilmente, preferii seguire la loro discussione piuttosto che sorbirmi un mio monologo.
“Stronzate!” sbottò Ernest ordinando un altro daiquiri “Le cose cambiano solo se agisci, se muovi il culo e non te ne stai a frignare come una donnicciola in un angolo.”
“Mi sembra un punto di vista surreale” intervenne il francese “Del resto non capisco perché si debba considerare miserabile un individuo solo perché piange.”
“Da un certo punto di vista sono d’accordo con monsieur Pennac” disse l’inglese coi baffi “Benché sia evidente che certi atteggiamenti non rispecchino esattamente il naturale animo del…”
“Finitela, Cristo!” ringhiò il tizio di origine tedesca che tutti chiamavano Hank “Volete sapere come gira il mondo? Gli uomini sono codardi, le donne sono puttane e i cani pisciano sempre nello stesso punto. Fine della storia. Volete una prova? Quando facevo il postino non rimorchiavo una donna neppure a pagamento. Io avevo paura di loro e loro avevano paura che non avessi abbastanza soldi per portarle fuori a cena. Quando cominciai a vendere qualche copie mi scivolarono nel letto come serpi. Non me ne frega un cazzo del vostro mondo perfetto, delle metafore sull’amore e roba del genere. L’amore è una formula matematica: cazzo più grana uguale figa. Ci siete?”
“Un linguaggio discutibile” commentò l’inglese sbottonandosi il panciotto.
“Ma efficace” fece Ernest accarezzandosi i baffi “A proposito, ricordate la storia dello squartatore di Londra?”
“Perfettamente” annuì Sir Arthur.
“Bene. Le prostitute vennero assassinate e alcuni organi vennero rimossi da una mano esperta. Le indagini si diressero ovviamente verso medici e macellai, ricordate?”
Monsieur Pennac si morse il labbro.
“La vita di quelle donne era interessante quanto la loro triste dipartita” mormorò.
“Interessante?” ripeté Hank “Che c’è di così interessante nel succhiare un uccello dalla mattina alla sera?”
“Se non ricordo male si parlò di pratiche legate al satanismo” disse Sir Arthur accendendosi la pipa.
“Ricordi bene, vecchio mio” ammise Ernest “Ma io non credo che la cosa si limitasse a una spiegazione così banale. Ci fu una scritta sul muro, vicino al cadavere di una di quelle donne. Una scritta riguardante gli ebrei che venne prontamente cancellata dall’ispettore di polizia incaricato delle indagini.”
“Tempi duri, quelli, per gli ebrei” fece Hank prima di tirare un lungo sorso dalla sua bottiglia di birra.
“E non solo per loro” aggiunse monsieur Pennac “Qualcuno avanzò persino l’ipotesi che il responsabile potesse essere Oscar Wilde, e non bisogna essere dei geni per capire il perché.”
“Anche Lewis Carroll” appuntò Sir Arthur sghignazzando.
“Infatti” convenne Ernest “Ad ogni modo esaminiamo i fatti: la prima donna, Mary Nichols, venne uccisa nell’agosto del 1888. L’assassino le staccò quasi la testa e le squartò il ventre fino a farne fuoriuscire l’intestino.”
“Immagine eloquente” commentò monsieur Pennac.
“La seconda vittima fu Annie, poche settimane dopo” proseguì Ernest indifferente “Le tagliarono la gola e le asportarono l’utero. Sulla terza, Elizabeth, il killer non infierì, forse perché troppo in vista. Alla quarta, Catherine, sottrasse un rene e gli organi genitali.”
“E qui arriviamo alla quinta e ultima” disse Hank.
“Quella fu l’opera più straordinaria dell’assassino, se così possiamo definirla” mormorò Ernest fissando il soffitto in cerca dei ricordi “Mary Jane Kelly venne trovata nel novembre del 1888 distesa sul letto della sua modesta camera miseramente ammobiliata. L’uomo le aveva tagliato la gola e mutilato il volto. Le aveva aperto il petto e l’addome per poi rimuovere gran parte dei suoi organi interni. L’intestino era tra le mani della vittima ed il cuore…”
Sir Arthur trattenne il fiato.
“Il cuore fu trovato sul cuscino grondante sangue, come un innocente trofeo.”
I quattro uomini restarono in silenzio per qualche secondo cercando il modo di rievocare la scena nelle loro pur fertili menti.
“Un attimo” disse ad un tratto monsieur Pennac “Tu hai parlato di un uomo. E perché mai non avrebbe potuto essere una donna, la colpevole?”
“Ma andiamo” fece Sir Arthur agitando la sua pipa “Una donna! Che sciocchezza.”
“Non sto dicendo che debba essere necessariamente stata una donna” precisò il francese “Ma soltanto che non andrebbe escluso a priori.”
“A dirla tutta mi sembra alquanto improbabile, ragazzo” fece Ernest abbozzando un sorriso sarcastico.
“Improbabile quanto accusare di cinque omicidi il grande Oscar Wilde?” domandò monsieur Pennac puntandogli gli occhi contro.
L’americano aprì la bocca e poi la richiuse, indeciso sul cosa dire.
“Non prendiamoci in giro” subentrò Hank annuendo alla cameriera che gli aveva messo davanti la quarta bottiglia di birra “Abbiamo un quartiere malfamato di Londra e cinque puttane ammazzate e aperte come vitelli. Lasciamo stare Wilde, Carroll e tutto quel mucchio di stronzate che i giornali dell’epoca si sono inventati per vendere copie. Concentriamoci solo sui fatti: chi frequentava il quartiere dei poveri e delle puttane? Risposta: i poveri, le puttane e quelli che cercavano una scopata a buon mercato. Ora, penso siamo tutti d’accordo nel ritenere quelle asportazioni estremamente professionali, se mi passate il termine.”
Gli altri tre annuirono.
“Okay” proseguì soddisfatto Hank “Quindi, chi può essere stato in grado di fare un lavoro del genere?”
“Un medico” disse Sir Arthur.
“Un macellaio” sostenne monsieur Pennac.
“Uno scrittore” rispose Ernest.
Tre paia di occhi si puntarono verso quest’ultimo.
“Che vuoi dire?” fece l’inglese perplesso.
Ernest gonfiò il petto e prese una sigaretta dal pacchetto sul tavolo.
“Che io so chi ha ucciso quelle cinque donne. E ho le prove per dimostrarlo.”
Proprio in quell’istante una cameriera mi porse una cartelletta di pelle nera con all’interno il conto. La aprii e feci un sospiro.
“E’ molto caro?” domandò la mia ospite trattenendo il respiro.
“Affatto” sorrisi facendo scivolare una banconota all’interno della cartelletta.
Lei ammiccò sistemandosi il decolté.
“Che ne dici di bere qualcosina da me?” propose sfiorandomi con un piede sotto il tavolino.
Nicchiai.
Alla mia destra avevo un antico mistero che stava per essere svelato e davanti a me una bellezza altrettanto piacevole da svelare.
Svuotai il bicchiere di vino bianco ai piedi della bottiglia vuota e mi alzai.
“Ti aiuto a metterti la giacca” dissi infine cercando nella tasca qualche moneta da lasciare di mancia.
Alex Rebatto